L’inverno del cuore è arrivato,
lo temevo e si è avverato,
un cuore senza amore,
carne senza spirito,
gelida anima.

Una vecchia poesia, forse una delle prime che ho scritto. Si adatta molto bene a questo periodo della mia vita.
L’inverno del cuore è arrivato,
lo temevo e si è avverato,
un cuore senza amore,
carne senza spirito,
gelida anima.
Una vecchia poesia, forse una delle prime che ho scritto. Si adatta molto bene a questo periodo della mia vita.
Le sue labbra ho perso,
sepolte nelle notti bruciate
dal fuoco che ancora
alimenta il rogo mio.
Era una donna impossibile
per le mie fragili mani,
delicate come vasi di cristallo.
Il suo passo leggero,
la sua risata argentina,
il sussurro della sua voce.
Tutto poteva stare nel mio cuore
come un lago a primavera
che accoglie nuove vite in sboccio.
Non ti ho mai avuta
ci siamo cercati
in due mondi diversi,
impossibile incontrarsi.
Ma tra cielo e stelle
un dì ci rivedremo
sotto una luna immota
come il cuore che ti ha atteso.
Quale verità entra nel nostro cuore?
Non c’è verità in noi, solo menzogne,
continuamente ci inganniamo
in cerca di desiderio.
Quello è il nostro scopo,
ogni giorno un obiettivo diverso
che non soddisfa mai appieno il cuore,
che ci illumina gli occhi
ci delizia le orecchie
rincuora gusto e olfatto,
ci corrobora lo sfiorare del tatto,
ma il sesto senso,
quello che nasce dal cuore,
è vuoto, è manchevole,
è una roccia nel folto del bosco
mai scaldata dal sole.
Parlami, or dunque,
scuoti le tue parole
da un letto silenzioso
in cui non cova amore.
Fredde coltri
non partoriscono calore,
sciogli il tuo cuore
oltre ogni ardore.
Deponi i tuoi capelli
sopra un cuscino di piume
e attendi felice l’amore
che gravido renderà il tuo odore!
Le tue gioie
su altri visi cercheremo.
Non può piovere in eterno
(la pioggia finirà)
e anche il sole
non sempre si concederà
(il sole svanirà).
La stretta mortale delle nubi,
la nebbia mattutina
(concede oscure speranze)
ce ne priverà a lungo.
Il sole che scalda il cuore
che apre un sorriso
è lì nel tuo profondo.
Il sole del mattino
non illumina il mio cuore
perché tu non ci sei
ad accenderlo.
Il nostro amore
si è consumato
come una candela.
Non spaccava le montagne
non ha abbattuto i muri
che ci circondavano
non glielo abbiamo permesso.
Non ci siamo lasciati travolgere
dalla passione.
Solo noi siamo artefici e carnefici dei nostri successi e delle nostre sconfitte. Solo noi, nessun altro, perché in ogni momento possiamo decidere con il nostro cervello e invece decidiamo con il cuore, nostro o di qualcun altro.
Marco Fantuzzi
Cantar non so, ma dolci note traggo dal mio sentire,
piene di malinconia struggenti, come l’assolo di un violino.
Non vedo un luminoso futuro per la mia generazione
imprigionata e in bilico tra vecchio e nuovo.
Solo una lotta ci rimane, contro la vita che schiacciar ci vuole.
Ricordo io bambino, le voci del cortile, gli amici, i nonni,
le galline a razzolare e i conigli nelle gabbie.
Campi sterminati e piccoli orti,
di qui è passata la mia infanzia,
fra l’ardore dei piccoli e il tepore dei vecchi.
D’inverno la neve tutto imbiancava
e il gelo pendeva dai tetti.
Tutto ghiacciava meno che il nostro cuore.
Dove sei finito, dove ti rifugi?
Non puoi scappare davanti al naufragio:
questo temporale ti soverchierà,
reflui dispersi galleggeranno in un mare di fango.
Ma da lì potrai allungare le mani
per salvare il tuo stesso futuro,
fai che il tuo mondo sia sempre ospitale,
sorreggi chi zoppica, nutri l’affamato, abbevera l’assetato.
E mentre piova o grandina, sorreggi i tuoi simili,
il fortunale avrà breve durata,
loro riprenderanno il cammino.
E tu sarai stato solo un passaggio per loro,
ma questo rimarrà nei loro pensieri,
poi cambierà l’aria, tornerà il sole,
l’erba piegata si rialzerà,
i fiori brilleranno ancor più vividi.
I colori vanno e vengono, come il nostro umore.
Ma sempre il sole nel nostro cuore.
Cuore in frantumi,
solo parole spezzate
raccolgo per te.
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