La felicità non esiste

La felicità non esiste, perché se così fosse tutti potrebbero ambire a perseguirla e ottenerla. Invece non è così, quando anche arrivasse è così poco duratura che un attimo dopo è già svanita.

C’è chi dice che la felicità pur non esistendo, né in natura né in noi stessi, si può produrla. Sì, ma come, a comando? Serve forse produrre un mix chimico di ormoni che ci danno quella parvenza di felicità che possiamo ottenere più facilmente indossando un dispositivo di realtà virtuale.

Così sì che siamo felici, entriamo nel Metaverso, vediamo solo persone belle e intelligenti che cancellano il passato dalla nostra mente, esiste solo il presente, ma questo lo sapevamo già.

Lo sai che le parole ci dicono da dove vieni, e allora usa quelle corrette non le prime che ti vengono in mente, un po’ di riflessione è utile.

Le parole che scegli dicono dove vuoi andare, sono quindi aperte al futuro, che poi lui, il futuro, è solo un secondo più avanti e mentre pensi o scrivi quelle parole lui è già diventato passato.

Quindi ingaggia con il tuo cervello una battaglia, se vuoi vincere la guerra, mischia la chimica della vita della maniera migliore e forse otterrai la felicità come somma dei tuoi comportamenti e delle tue emozioni.

Qualsiasi parola che noi pronunciamo, o che neghiamo, attiva nel nostro cervello specifiche aree che, a loro volta, innescano la produzione di neuroni e neurotrasmettitori, che sono poi responsabili del modo in cui stiamo.”

Questo lo abbiamo sempre saputo, dalla notte dei tempi l’uomo, pur non sapendo niente del funzionamento del cervello, ha sempre usufruito della capacità e della forza delle parole.

Adesso che conosce, o comincia a conoscere, sempre più nel dettaglio il funzionamento del cervello, utilizza questa capacità a proprio vantaggio.

E non è sempre necessario utilizzare il pensiero positivo o essere ottimisti per potersi realizzare, anche una persona realista più ancorata di altri al suo vissuto terreno può raggiungere i suoi obiettivi grazie alle neuroscienze o a corsi di formazione su base scientifica.

Ogni parola che pensiamo e pronunciamo attiva nel cervello una ricerca semantica, che a sua volta evoca una serie di idee che sono collegate a queste parole e che sono, per così dire, comprese.”

Occorre quindi prestare molta attenzione alle parole di cui ci circondiamo, perché modificano la percezione che altri hanno di noi. Esprimere lo stesso concetto con parole diverse evoca negli ascoltatori una diversa attenzione e un diverso significato, perché ogni parola ha un impatto diverso sul cervello.

Nonostante un substrato solido disconoscenze, non abbiamo una chiara comprensione del modo in cui miliardi o milioni o migliaia o persino decine di nuovi neuroni operino insieme per generare l’attività del cervello.

Chi finanzia la ricerca, di base e avanzata, nel campo delle neuroscienze che più di ogni altra scienza potrà condurci alla ricerca della felicità? Forse le industrie farmaceutiche, i dipartimenti della difesa, in primis quello americano, desiderosi di creare il soldato perfetto (l’unico creatore di infelicità) visto che l’intelligenza artificiale non ha creato il robot perfetto, pur creando macchine letali e sofisticate.

Marco Fantuzzi

Un pensiero brutale

Quando il tempo non esisteva e nemmeno la creatura che lo inventò, salvo poi pentirsene amaramente, tutto trascorreva nella più assoluta indigenza.

Tutto era lasciato al caso, all’immancabile destino, quello sì sempre esistito per animali e cose.

Esisteva da prima degli dei, che per loro divertimento crearono l’uomo e la donna e trasposero su di loro gelosia, invidia e tutte le malvagità che fra di loro avevano già sperimentato.

Ma con gli esseri mortali, così presi dalla loro sessualità, era un dolore e un sanguinamento continui, e per gli dei era una festa continua, e lo è tuttora, visto che ancora l’uomo crede in dio e ancora si scanna in modo brutale.

E continuava ad accoppiarsi in modo belluino, le donne, ahimè, sono solo animali per il piacere dell’uomo e molte di loro ne sono pienamente convinte e si accucciano come cagne in calore al primo maschio che sorride loro.

Marco Fantuzzi

Come pensare?

C’è chi dice che niente gioca un ruolo maggiore nel costruire la nostra fortuna dei pensieri che scegliamo di pensare. Io sinceramente non so come si forma il pensiero, ma non sono d’accordo con il fatto che scegliamo consciamente tutti i pensieri che ci permettono di provocare azioni.

O perlomeno non siamo in grado di capire in tempo reale quello che stiamo pensando. Ci sono sicuramente almeno due tipi di pensiero, quello classico ragionato che utilizziamo tutte le volte che dobbiamo risolvere un problema e un altro inconscio che ci fa reagire istintivamente ad una azione che interessa la nostra sfera personale.

Secondo alcuni per ottenere qualcosa è necessario credere che ciò che pensiamo accadrà, perché i pensieri rispecchiano le convinzioni, e i pensieri fanno di tutto per trasformarsi in una cosa materiale o in un evento della nostra vita.

Purtroppo non sempre è così, ci sono cose che accadono al di fuori del nostro controllo, anche se qualcuno potrebbe obiettare che accadono perché qualcun altro le ha pensate.

Chissà, forse la verità sta nel mezzo, di sicuro essere sempre concentrati sui desideri in qualunque momento della nostra giornata, della nostra vita è probabilmente al di fuori della nostra portata.

Non bisognerebbe mai manifestare pensieri contraddittori, pensieri in conflitto con altri pensieri, senza che ce ne rendiamo contro provocano azioni non desiderate. La mia esperienza personale mi dice che non si può pensare una cosa e agire in controtendenza, tutto ciò va solo a nostro discapito.

Marco Fantuzzi

Un essere umano – Albert Einstein

Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo “universo”, una parte limitata nel tempo e nello spazio.

Percepire se stesso, i propri pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta di illusione ottica della coscienza.

Questa illusione è per noi una specie di prigione che ci limita nei confini dei nostri desideri personali e dell’affetto per le poche persone a noi più vicine.

Il nostro compito dovrebbe essere liberarci da quella prigione, ampliando il cerchio della compassione fino ad abbracciare tutte le creature viventi e l’intera natura in tutta la sua bellezza.

Nessuno riesce a farlo completamente; tuttavia impegnarsi a fondo per raggiungere questo obiettivo è già una parte del processo di liberazione e un fondamento della sicurezza interiore.

Albert Einstein

Ogni giorno

Ogni giorno che passa è un giorno vissuto

ogni giorno è perduto,

un animale vorrei essere

non un uomo che ha coscienza del tempo.

Vivere senza coscienza del proprio essere

questo è vivere, senza legami

che ci soffocano.

Vivere è amare senza rimpianti,

senza illusioni, questo che ci frega,

illuderci che qualcuno ci salverà.

Appennino reggiano- Foto dell’autore